Maurilio Barozzi
Giro 2008: alfabeto
02 giugno 2008 - L’Adige
A COME ASTANA - Invitata all’ultimo momento, l’Astana che è stata esclusa dal Tour de France, si presenta alla corsa Rosa con una squadra coi fiocchi. La Rolls Royce dei team ha 12 milioni di budget, tre capitani e un paio di gregari che farebbero gola a chiunque. E infatti si è portata a casa il Giro praticamente in carrozza. Lussuosa.
B COME BRUSEGHIN - Terzo in classifica generale, Marzio, l’amante degli asini, ha sorpreso tutti coloro i quali pensavano che la Lampre non potesse combinare molto senza Damiano Cunego, che andrà al Tour. Da gregario a capitano: gallonato.
C COME CONTADOR - Nato a Madrid nel 1982, il ragazzotto dopo il Tour 2007 è stato capace di vincere il Giro 2008 con la pazienza e il mestiere di un grandissimo, esperto calcolatore. Come il suo connazionale Miguel Indurain, che lo vinse per l’ultima volta nel 1993. Campione.
D COME DIQUIGIOVANNI - La squadra dei trentini Gilberto Simoni e Alessandro Bertolini ha fatto un buon Giro. Una splendida tappa vinta a Cesena con Bertolini e la lotta per il podio fino a tre giorni dalla fine di Simoni. Il manager Gianni Savio aveva promesso un grande impegno di otto fidi scudieri attorno a un capitano. È andata così. Soddisfatti.
E COME EMANUELE - Sella è diventato adulto. Qualcuno storce il naso e pensa che lo sia diventato troppo in fretta. I fatti dicono comunque che tre vittorie sulle tappe di montagna nella stessa edizione del Giro lo accreditano come il potenziale successore di Simoni come principe delle vette. Cresciuto.
F COME FALCO – Savoldelli, il Falco, ha saputo interpretare al meglio un Giro che aveva salite troppo dure per le sue caratteristiche. Ha "volato basso" e quando è stato possibile, nella discesa del Vivione, ha confezionato un’azione perfetta per il suo compagno di squadra Danilo Di Luca. Permettendogli di riaprire il suo Giro d’Italia. Calcolatore.
G COME GILBERTO - Gilberto Simoni coi suoi 37 anni ha onorato il Giro d’Italia fino alla fine. Ha sbagliato solo una tappa, quella della Presolana e non se lo è perdonato. Il giorno dopo si è ripreso ed è arrivato secondo nel tappone di Gavia e Mortirolo. Poi, ancora deluso, ha detto che forse smette di correre. Speriamo che si rilassi un po’ e ci ripensi, a freddo. Orgoglioso.
H COME HIGH ROAD - Ha messo in vetrina il velocista del futuro (Cavendish), un giovane intraprendente (Possoni), il solito affidabile ingegner Pinotti, vincitore dell’ultima crono, e si è resa protagonista di un gesto da libro Cuore quando Cavendish ha voluto premiare Greipel a Locarno. Quattro tappe in tasca, un gran Giro. Eccellente.
I COME INDISPENSABILI - I gregari sono l’anima delle squadre. Gli aiuti di Colom a Contador lo hanno dimostrato. Ma quelli che hanno dimostrato di più sono gli uomini della Csf-Navigare di Bruno Reverberi: Priamo ha vinto la tappa di Peschici, Baliani, Pozzovivo, Laverde sono entrati in tutte le fughe delle tappe montanare. E Sella poi le ha vinte. Anche I come Incredibili.
J COME JOAQUIN RODRIGUEZ - Lo spagnolo della Casse d’Epargne è entrato in moltissime fughe, cercando in tutti i modi la vittoria. Non la trova ma non si può certo dire che si sia risparmiato. Generoso.
K COME KILLER - Danilo Di Luca non è più un killer. Ha corso un Giro a intermittenza. Crolla, riparte, ricrolla, si rivede. Male nelle cronometro, nella tappa della Presolana risorge e si ricandida per la vittoria finale dopo che pareva definitivamente fuori. Ma è un fuoco fatuo. Svuotato.
L COME LEIPHEIMER - Tra quelli dell’Astana è quello che ha sofferto di più la convocazione a sorpresa per il Giro. Lui non ha la classe di Contador, è un diesel ma, anche a cronometro, aveva gli iniettori sporchi. Deludente.
M COME MENCHOV - Un campione lo è, solo che in questo Giro lo è stato ad intermittenza. Imperioso quando ha allungato nel finale dell’erta di Pampeago, indecifrabile nei giorni successivi. Lui dà la colpa alla bronchite, ma, anche se ha vinto due volte la Vuelta, sulle salite italiane va rivisto. Sufficiente.
N COME NIBALI - Il futuro è dalla sua parte, ma deve trovare, accanto a lampi accecanti di classe pura, la continuità per essere un protagonista dei grandi giri. Se vuole diventarlo, deve muoversi, perché Riccò è quasi pronto. Gassoso.
O COME OFFESO - Riccò dopo la tappa della Presolana si arrabbia con Sella perché a suo dire avrebbe "tirato" Contador nella salita del Monte Pora, mentre lui era all’attacco. Strano concetto del ciclismo, il suo. Evidentemente se uno non è maglia rosa o secondo in classifica non ha diritto di scattare e di fare la propria gara. Linguacciuto.
P COME PAMPEAGO - La vittoria di Sella sembrava una profanazione per questa montagna che ha sempre visto trionfare grandi campioni (Tonkov, Pantani, Simoni). Poi El Salbaneo ha fatto il diavolo a quattro anche altrove e Pampeago ha salvato nome, faccia e tradizione. Il Giro deve arrivarci più spesso. Epica.
Q COME QUARTIERTAPPA - Non sempre confortevoli, non sempre «coperti» (parliamo di telefoni e collegamenti), ma soprattutto spesso lontani, troppo, dall’arrivo. Qualcuno deve ricordarsi che non c’è solo la tv e le sale stampa non sono un optional. E perché no un tendone vicino al traguardo? Da discuterne.
R COME ROCAMBOLESCO – Anche Kiryienka, il russo della Tinkoff, come Rodriguez, ci ha provato tre volte. Alla fine centra l’obiettivo. Purtroppo riesce a mettere il naso davanti a tutti nella tappa sbagliata, quella della Presolana, la più intensa del Giro, e tutti i media avevano altro di cui parlare: il crollo di Simoni, l’attacco di Di Luca, la quasi maglia rosa di Riccò. Intempestivo. O sfortunato.
S COME SOPRANNOMI - Come nella vecchia Chinatown un bandito assurgeva a livello di boss solo quando aveva un soprannome, così nel ciclismo pare che il battezzo per essere considerato di alta categoria sia quello di avere affibbiato un nomignolo. Salbaneo per Sella, Cobra per Riccò, Killer per Di Luca, Delfino di Bibione per Pellizotti, Squalo dello Stretto per Nibali. Mah... Stucchevoli.
T COME TREASFERIMENTI - Ci rendiamo conto che, per «coprire» l’Italia, ogni tanto bisogna saltare di palo in frasca sulla cartina del Bel Paese. Per gli organizzatori è un valore aggiunto: prendono soldi dalle sedi di arrivo e (meno) da quelle di partenza. Per i corridori, e il resto della carovana, una fatica aggiunta. Non bisognerebbe abusarne, insomma. Esagerati.
U COME URBINO - La crono di Urbino ha detto che Bruseghin non era lì solo per farsi la gamba per il Tour, che Di Luca era in affanno e che Simoni aveva tutti i numeri per vincere il Giro. La cartina di tornasole della corsa. Sfiziosa.
V COME VAN DER BROECK - Senza squadra, senza esperienza, ma con grandi doti di coraggio (non si è mai tirato indietro) e potenzialità interessantissime. Se non lo bruciano sarà un protagonista. Promosso.
W COME VIVA IL GIRO - Tifosi lungo le strade del Giro ce ne sono a iosa. Sulle montagne, poi, sono in pochi a non cogliere l’occasione per provare la gamba lungo le salite dei campioni. Vince il premio lo striscione issato a Plan de Corones, lungo la durissima salita da percorrere a cronometro: «Forza ragazzi, tenete duro che su è pieno di f...». Incoraggiante.
X COME PAREGGIO - Il ciclismo è crudele: c’è chi vince e chi perde, quindi la 1 e il 2 del calcio, ma manca il pareggio, la x. E, ogni tanto, un pareggio ci vorrebbe, almeno moralmente. Sabato, per esempio, Simoni cercava l’1, Sella l’ha condannato al 2, ma una bella x non sarebbe stata una bestemmia. Delirio.
Y COME YES - Yes, Cavendish c’è. L’inglesino deve ancora imparare molto, ma la pista gli ha regalato una sparata che oggi nessuno ha e lo sport (all’inglese?) il fair play di un veterano. Lui che non è un colosso dovrebbe migliorarsi almeno sui cavalcavia, non parliamo del Gavia. Solare.
Z COME ZOMEGNAN - Trova il modo di disegnare un Giro d’Italia bello, sempre aperto, con nessuna tappa scontata e, soprattutto, che si decide all’ultima cronometro. Con l’invito all’Astana riesce ad avere ai nastri di partenza i recenti vincitori del Giro, della Vuelta e del Tour. Soddisfacente.
Maurilio Barozzi e Nello Morandi
su l’Adige 2 giugno 2008
L’ARTICOLO
Pubblicato sul quotidiano l’Adige del 2 giugno 2008.