Maurilio Barozzi
Daniel Oss
sabato 30 novembre 2013
TRENTO - E’ alto, biondo, e in sella alla sua bicicletta ha un buon contratto con la Bmc, una delle squadre più ricche del panorama ciclistico. Daniel Oss, classe 1987, parla della sua carriera partendo dalle emozioni. «Sembrerà una stranezza, quella che dico, ma già alla mattina sono in grado di capire se la gara che mi appresto a fare sarà una buona gara o no. Non so spiegare, ma faccio un esempio: quando al Giro d’Italia siamo partiti nella tappa di Longarone, mi sentivo i brividi sulle braccia già appena sveglio: ero sicuro che le cose sarebbero andate bene», racconta.
Infatti andò in fuga e giunse secondo, dietro a Navardauskas. «Una delle sensazioni più belle della mia carriera, assieme al terzo posto di Harelbeke, dietro Cancellara e Sagan». Anche quella mattina lo strano formicolio si era fatto sentire. E lui, Daniel, lo ha messo a frutto. Ma il vero obiettivo resta la Parigi-Roubaix. «Spero che in una delle prossime edizioni, al mattino mi passi quel fluido. Così avrò la certezza di fare un bella gara».
Aveva cominciato con il pattinaggio, da bambino. E la sua propensione per lo sport era già chiara: le prime tre gare che fece le vinse tutte. «Avevo la pertosse e mi hanno consigliato di praticare degli sport da neve, o ghiaccio. Così mi sono avvicinato a quello sport: andai in Olanda a fare la Viking race e la vinsi. Poi, l’estate mi dedicavo alla bicicletta già da quando avevo 6 anni. E fino a quando ne ho avuti 13 ho sempre praticato i due sport».
Poi la scelta si è spostata sulla due ruote. «Possiamo dire che la mia passione per il ciclismo è cresciuta assieme a me, dentro di me giorno dopo giorno. Fino a quando, a 18 anni, ho capito che questa poteva essere la mia strada anche professionale».
Finite le geometri, Daniel è diventato un corridore a tutti gli effetti. Prima la Liquigas, ora la svizzera Bmc. «Sono due mondi completamente diversi - analizza -. Liquigas è Italia, sembrava di stare in una grande famiglia. A tavola si parla italiano e la maggior parte dei ciclisti e dello staff, quando ci correvo io era italiano. Non è per patriottismo, però era comunque una bella soddisfazione correre per una squadra italiana. Alla Bmc è tutt’altra cosa. Una realtà più grande, internazionale. Quello che mi interessa è cogliere le potenzialità che ci sono anche in questa nuova esperienza. Ad esempio, è molto bello essere con compagni di squadra che arrivano da tutto il mondo che raccontano le loro esperienze, che ti ‘costringono’ anche ad imparare una lingua: là si parla quasi sempre inglese o tedesco».
Si capisce subito che Daniel Oss, pur amando il suo sport e il suo lavoro, non è esclusivamente orientato a quel mondo. «Mi piace pensarmi come una persona a tutto tondo, con un lavoro da fare bene e delle passioni che aiutano a completarmi», precisa.
E tra questi interessi un posto importante lo riveste la musica. «Mi piacciono moltissimo i Nirvana, ma seguo anche gruppi più underground. Cerco dei testi che mi convincano che mi facciano riflettere. L’altra sera per esempio sono stato a Milano, all’Alcatraz, a vedere i Ministri». L’altro suo hobby sono i tatuaggi. Ne ha diversi e ne va fiero. «E una cosa di cui sono molto dispiaciuto è non seguire bene la politica. Mi piacerebbe capirla meglio perché credo che mi aiuterebbe a darmi una strada», dice.
Daniel, perginese, è andato ad abitare a Torbole. «Penso che sia una delle località più cool del Trentino. Mi piace davvero e sono proprio soddisfatto di questa scelta.
Riflette un po’ il mio modo di essere: amo le cose raffinate e di nicchia».
Da quando ha sette anni va in bicicletta. E le due ruote gli hanno insegnato a vedere la la vita in un certo modo. «Molto di quello che sono arriva da lì, dal ciclismo - racconta -. Ma si può dire che essenzialmente l’insegnamento che questo sport mi ha dato è a pormi degli obiettivi realistici e cercare di realizzarli. Anno per anno. E’ importante sapere porsi delle scadenze e lavorare nel giusto modo per ottenere il risultato».
Si mette a ridere quando gli si parla del ciclismo amatoriale. «A volte mi chiedo come mai alcune persone non prendano la vita con un po’ più di relax: non hanno gareggiato quando erano in età per farlo, e passati in quaranta o cinquant’anni si mettono a fare gli agonisti. Per carità, ognuna faccia un po’ come crede, ma mi sembrerebbe così bello poter andare in bicicletta senza stress».
Oltre alla musica, Daniel ha cominciato a dedicarsi anche alla cucina, facendo di necessità virtù, essendo lui single. «Sono esperto in risotti e torte salate - sorride -. Mi rilassa preparare dei piatti sfiziosi».
Del resto, provenendo da una famiglia di ristoratori, non poteva che avere nel dna la passione per il buon cibo.
Appena tornato da Zanzibar, dove è stato in vacanza, ha ripreso ad allenarsi in riva al Garda ma il suo programma prevede una decina di giorni a Valencia, in Spagna, e poi con la squadra al Tour del Qatar per essere pronto all’inizio della stagione europea: Milano-Sanremo Belgio e Olanda. Con quell’idea che continua a frullargli in testa come una splendida ossessione: vincere la Parigi-Roubaix.
Maurilio Barozzi, in l'Adige 30 novembre 2013. p. 49
L’ARTICOLO
Pubblicato a pagina 49 sul Quotidiano l’Adige del 30 novembre 2013, col titolo “Oss...essione Roubaix”