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BRASILE |
I LIBRI di M.B. |
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SALVADOR
DE BAHIA
«Sorria você está na Bahia»
Bahia è sole, samba,
sesso e champagne. E' gente allegra, palme, surf. E' edifici a mille piani e
catapecchie appena dietro l’angolo, discoteche di lusso e scopatoi da quattro
soldi, belle ragazze e puttane infette, pittori e artisti che si mischiano a
straccioni e spacciatori; bambini scalzi ma sorridenti e bambini scalzi con
la pistola. Quando arrivi, metti in conto e cerca di trovare la tua strada
tra paradiso e inferno. Tra festa e funerale. Maurilio
Barozzi
La stella polare: il sesso Bahia è un
inferno alcolico che divampa nel cono d'ombra dei tropici. Il sesso è la sua
stella polare. Le prime
cose in cui ti imbatti sono: Antartica, Skoll, Brama – le birre –; scuri,
mulatti o bianchi – gli scultorei posteriori delle ragazze. Bumbum, li
chiamano qui. Puoi
provare a rigirarla, ad addolcirla, a raffazzonarla, a sotterrarla. Ma non
c’è niente da fare: la verità affiora. È questo il primo impatto con la
città. Poi, col
chiaro del sole sfavillante, apprezzerai i colori pastello e l’architettura
coloniale del Pelourinho (lo splendido centro storico, dal 1985 patrimonio
dell’umanità per l’Unesco), le chiese sontuose e sovraccariche (si dice siano
365, dura contarle tutte!), le strade lastricate da irregolari pietre
sporgenti, il mare, il Mercato Modelo, l’Elevador Lacerda… Poi, come spiegano
dettagliatamente le guide turistiche, tutto questo. Ma
all’inizio saranno certamente birre e bumbum. E i sorrisi lascivi di
chi pratica il mestiere più antico del mondo. Attorno al 300 a.C., Filemone scrisse: «Tu, Solone hai
trovato una legge per tutti gli uomini. A quanto si dice, sei stato tu il
primo a prendere questo provvedimento democratico e salutare, per Giove! Nel
vedere che molti giovani, nella nostra città, subivano gli impulsi della
natura e si smarrivano su cattive strade, egli acquistò alcune donne e le
insediò in diversi quartieri, pronte e disponibili per tutti». Qui, a
Bahia, non ci sono leggi a tutela delle prostitute. Eppure, nonostante il
mercato della passera sia indubbiamente una delle voci rilevanti
dell’economia locale, non pare esistere un vero e proprio racket. Molte di
queste ragazze, si danno per una scelta che è in certo senso libera. Diciamo
semmai che è la miseria a indurla anche se, a brutto muso, essa potrebbe
essere combattuta facendo la commessa agli enormi centri commerciali di
Iguatemi o di Barra. È che i guadagni non sono gli stessi. Aggiunto al fatto
che qui le garotas de programa, le accompagnatrici, non hanno
compromessa la rispettabilità sociale. Pensa:
il settimanale Veja ha dedicato un servizio a Uruaçu (vicino a
Brasilia, nella serra Dourada), una città, si dice, che ha visto arrivare la
prosperità grazie al fatto che quasi tutte le ragazze vanno a fare le puttane
in giro per il Brasile e reinvestono i loro proventi a casa. Di più.
I “Nata do Samba” sono un famoso gruppo musicale. Hanno suonato tutta
l'estate 2004/2005 ogni domenica nei pressi dell’Aeroclube, al
Tropicana, locale glamour con interni in legno, soppalchi privati (camarote)
e pista da ballo. Insomma, i “Nata” hanno scritto una canzone intitolata «As
pirigüetes», puttanelle, si potrebbe tradurre. Ma il testo dice più o
meno che quando le pirigüetes iniziano a ballare il pagode
(danza che consiste nel shakerare le chiappe) la loro presenza porta l’allegria,
e i ragazzi si scatenano. «Eu
sou pirigüete», (io sono una puttanella) dice con orgoglio Tereza,
incontrata alla Casquinha de Sirì, famosissimo ristorante-discoteca da chiaro
di luna sulla Orla maritima, circondato da palme, reticolati e curiosi che
occhiano il va-e-vieni animato dalla musica dal vivo. «Contenta
tu…», mi verrebbe da rispondere. Trovo riprovevole questa scelta. Trovo
disdicevole questo modo di vivere. Lo ritengo annichilente soprattutto per
chi lo pratica. Ma sospendo il giudizio e le chiedo di raccontarsi. Tereza
ha 26 anni e un figlio. Tereza non ha un marito. Tereza, da pirigüete
guadagna mediamente attorno ai duecento reais al giorno (una sessantina di
euro), con punte di cinque/seicento a carnevale (all’incirca il salario mensile
di un guidatore di autobus). Tereza gira la città in taxi. Tereza porta
tailleur e tacchi a spillo. Tereza cambia pettinatura ogni due settimane.
Tereza mantiene il figlio, il fratello e la madre. Tereza fa regali ai
piccoli che abitano nel suo quartiere, Rio Vermelho, e tutti le vogliono
bene. Tereza faceva la modella. Conosce le buone maniere: può accompagnare
chiunque, anche in un ristorante di classe. Cazzo,
hai voglia giudicare!
Oppure,
se un giorno il taxista non le propone nulla, la pirigüete va in
qualche locale frequentato da stranieri a ballare. E a praticare quello che
gli inglesi chiamano turning tricks, il tirar su un cliente come fosse
la pesca di una carta da poker. Difficile che se ne tornino a casa sole. A
meno che non sia proprio bassissima stagione (maggio, giugno). Difatti in
quel periodo molte se ne stanno a casa. Uscire sole è un investimento (makie-up,
taxi, ristorante etc.) non sempre redditizio. Chiacchierare
con Tereza diverte. Oltre
queste cose, mi racconta ridendo di aver avuto un’esperienza sessuale con due
finocchi. Mi dice di quella volta che fu contattata da marito e moglie: poi i
coniugi litigarono tra loro ma il marito le ha chiesto furtivamente il numero
e l’ha richiamata nel pomeriggio, mentre la moglie era nella piscina
dell’albergo. Dice di aver “pescato” due spagnoli al Rock 'n Rio (una
discoteca all’Aeroclube): uno era figo, l’altro un cesso con tra le gambe un
attrezzo di cinque centimetri che però chiedeva solo di «chupar buceta»
(praticarle sesso orale). Che una volta un cocainomane – dopo scoprì essere
un pregiudicato italiano – l’ha picchiata, lei ha minacciato di denunciarlo e
si è fatta dare più soldi di quelli pattuiti al momento dell’incontro. Ma anche
delle tre volte – come sostiene lei – che ha perso la verginità. La prima a
12 anni: il primo bacio e l’innamoramento. A 15 anni il primo coito tentato e
non riuscito – sulla spiaggia, in pieno stile dona Flor – con un
coetaneo. A 18 anni il primo rapporto vero e continuo con il ragazzo che ha
sposato e che le ha dato il figlio, ma dice anche che il ragazzo non lo
voleva. Racconta del fatto che quando ha saputo di essere incinta voleva
suicidarsi: per strada una vecchietta l’ha guardata e, quasi avesse
indovinato le sue intenzioni, le ha detto di non fare ciò che aveva in mente.
E lei ha seguito il consiglio. Del trauma del parto. E di alcuni altri
episodi. Chiedo
fin dove si spinge nell’”accompagnamento”. Trecentosessanta
gradi. Si va assieme al cliente in spiaggia, si prende il sole, si mangia con
lui, si esce la sera e poi ci si va a letto. Mi dice che l’unica cosa che non
fa è il sesso anale. «Quello – spiega – lo farei solo con mio marito, se
dovessi risposarmi». Per il resto, non ci sono problemi. «Ma sempre con il
profilattico», precisa. Una
volta racconta di essersi vestita da crocerossina, con tanto di cappellino
bianco, guanti bianchi e camice. Fa: «Per eccitare un cliente, ma mi sono
divertita molto». Guardo
la sua borsa. È nera, con la scritta Pink bag e dev’essere senz’altro un
regalo italiano. È piuttosto grande e certamente potrebbero esserci dentro
stetoscopi e cazzate. Tereza
dice anche che ogni tanto le viene voglia di cambiare vita. Scoppia a ridere
e aggiunge di rendersi conto di amare troppo il lusso. Non c'è dubbio che sia
sincera. 1.
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