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BRASILE

I LIBRI di M.B.

 

SALVADOR DE BAHIA

«Sorria você está na Bahia»

 

Bahia è sole, samba, sesso e champagne. E' gente allegra, palme, surf. E' edifici a mille piani e catapecchie appena dietro l’angolo, discoteche di lusso e scopatoi da quattro soldi, belle ragazze e puttane infette, pittori e artisti che si mischiano a straccioni e spacciatori; bambini scalzi ma sorridenti e bambini scalzi con la pistola. Quando arrivi, metti in conto e cerca di trovare la tua strada tra paradiso e inferno. Tra festa e funerale.

 

Maurilio Barozzi

 

 

Casella di testo:  
Il centro storico (Pelourinho)
Da Madrid, l’aereo atterra a Bahia di sera. Sarà un caso, visto che qui l’imbrunire è sempre precoce, ma quante allusioni! E' una prova: se soddisfare i pruriti sessuali non è il tuo inconfessabile obiettivo, devi staccarti di dosso l’etichetta di opportunistico dongiovanni da strapazzo. Grattarti via la morchia lasciata da chi viene in Brasile solo in cerca di donne che offrono effimere fortune erotiche e poi ti scaricano disillusioni fotovoltaiche: prima o poi salta sempre fuori qualcuno più interessante di te. «Estrangeiro gozador» canta anche Caetano Veloso in una sua famosa canzone: straniero libidinoso.

 

La stella polare: il sesso

 

Bahia è un inferno alcolico che divampa nel cono d'ombra dei tropici. Il sesso è la sua stella polare.

Le prime cose in cui ti imbatti sono: Antartica, Skoll, Brama – le birre –; scuri, mulatti o bianchi – gli scultorei posteriori delle ragazze. Bumbum, li chiamano qui.

Puoi provare a rigirarla, ad addolcirla, a raffazzonarla, a sotterrarla. Ma non c’è niente da fare: la verità affiora. È questo il primo impatto con la città.

Poi, col chiaro del sole sfavillante, apprezzerai i colori pastello e l’architettura coloniale del Pelourinho (lo splendido centro storico, dal 1985 patrimonio dell’umanità per l’Unesco), le chiese sontuose e sovraccariche (si dice siano 365, dura contarle tutte!), le strade lastricate da irregolari pietre sporgenti, il mare, il Mercato Modelo, l’Elevador Lacerda… Poi, come spiegano dettagliatamente le guide turistiche, tutto questo.

Ma all’inizio saranno certamente birre e bumbum. E i sorrisi lascivi di chi pratica il mestiere più antico del mondo.

Attorno al 300 a.C., Filemone scrisse: «Tu, Solone hai trovato una legge per tutti gli uomini. A quanto si dice, sei stato tu il primo a prendere questo provvedimento democratico e salutare, per Giove! Nel vedere che molti giovani, nella nostra città, subivano gli impulsi della natura e si smarrivano su cattive strade, egli acquistò alcune donne e le insediò in diversi quartieri, pronte e disponibili per tutti».

Qui, a Bahia, non ci sono leggi a tutela delle prostitute. Eppure, nonostante il mercato della passera sia indubbiamente una delle voci rilevanti dell’economia locale, non pare esistere un vero e proprio racket. Molte di queste ragazze, si danno per una scelta che è in certo senso libera. Diciamo semmai che è la miseria a indurla anche se, a brutto muso, essa potrebbe essere combattuta facendo la commessa agli enormi centri commerciali di Iguatemi o di Barra. È che i guadagni non sono gli stessi. Aggiunto al fatto che qui le garotas de programa, le accompagnatrici, non hanno compromessa la rispettabilità sociale.

Pensa: il settimanale Veja ha dedicato un servizio a Uruaçu (vicino a Brasilia, nella serra Dourada), una città, si dice, che ha visto arrivare la prosperità grazie al fatto che quasi tutte le ragazze vanno a fare le puttane in giro per il Brasile e reinvestono i loro proventi a casa.

Di più. I “Nata do Samba” sono un famoso gruppo musicale. Hanno suonato tutta l'estate 2004/2005 ogni domenica nei pressi dell’Aeroclube, al Tropicana, locale glamour con interni in legno, soppalchi privati (camarote) e pista da ballo. Insomma, i “Nata” hanno scritto una canzone intitolata «As pirigüetes», puttanelle, si potrebbe tradurre. Ma il testo dice più o meno che quando le pirigüetes iniziano a ballare il pagode (danza che consiste nel shakerare le chiappe) la loro presenza porta l’allegria, e i ragazzi si scatenano.

«Eu sou pirigüete», (io sono una puttanella) dice con orgoglio Tereza, incontrata alla Casquinha de Sirì, famosissimo ristorante-discoteca da chiaro di luna sulla Orla maritima, circondato da palme, reticolati e curiosi che occhiano il va-e-vieni animato dalla musica dal vivo.

«Contenta tu…», mi verrebbe da rispondere. Trovo riprovevole questa scelta. Trovo disdicevole questo modo di vivere. Lo ritengo annichilente soprattutto per chi lo pratica. Ma sospendo il giudizio e le chiedo di raccontarsi.

Tereza ha 26 anni e un figlio. Tereza non ha un marito. Tereza, da pirigüete guadagna mediamente attorno ai duecento reais al giorno (una sessantina di euro), con punte di cinque/seicento a carnevale (all’incirca il salario mensile di un guidatore di autobus). Tereza gira la città in taxi. Tereza porta tailleur e tacchi a spillo. Tereza cambia pettinatura ogni due settimane. Tereza mantiene il figlio, il fratello e la madre. Tereza fa regali ai piccoli che abitano nel suo quartiere, Rio Vermelho, e tutti le vogliono bene. Tereza faceva la modella. Conosce le buone maniere: può accompagnare chiunque, anche in un ristorante di classe.

Cazzo, hai voglia giudicare!

Casella di testo:  
Due amiche a Piatã
La garota de programa non deve fare altro che affidarsi a qualche taxista che va a prelevare i turisti in aeroporto e propone loro «una buona compagnia». Il taxista si prende una percentuale e lei “accompagna” il turista per centocinquanta-trecento reais al giorno. Pasti e regalini esclusi, of course.

Oppure, se un giorno il taxista non le propone nulla, la pirigüete va in qualche locale frequentato da stranieri a ballare. E a praticare quello che gli inglesi chiamano turning tricks, il tirar su un cliente come fosse la pesca di una carta da poker. Difficile che se ne tornino a casa sole. A meno che non sia proprio bassissima stagione (maggio, giugno). Difatti in quel periodo molte se ne stanno a casa. Uscire sole è un investimento (makie-up, taxi, ristorante etc.) non sempre redditizio.

Chiacchierare con Tereza diverte.

Oltre queste cose, mi racconta ridendo di aver avuto un’esperienza sessuale con due finocchi. Mi dice di quella volta che fu contattata da marito e moglie: poi i coniugi litigarono tra loro ma il marito le ha chiesto furtivamente il numero e l’ha richiamata nel pomeriggio, mentre la moglie era nella piscina dell’albergo. Dice di aver “pescato” due spagnoli al Rock 'n Rio (una discoteca all’Aeroclube): uno era figo, l’altro un cesso con tra le gambe un attrezzo di cinque centimetri che però chiedeva solo di «chupar buceta» (praticarle sesso orale). Che una volta un cocainomane – dopo scoprì essere un pregiudicato italiano – l’ha picchiata, lei ha minacciato di denunciarlo e si è fatta dare più soldi di quelli pattuiti al momento dell’incontro.

Ma anche delle tre volte – come sostiene lei – che ha perso la verginità. La prima a 12 anni: il primo bacio e l’innamoramento. A 15 anni il primo coito tentato e non riuscito – sulla spiaggia, in pieno stile dona Flor – con un coetaneo. A 18 anni il primo rapporto vero e continuo con il ragazzo che ha sposato e che le ha dato il figlio, ma dice anche che il ragazzo non lo voleva. Racconta del fatto che quando ha saputo di essere incinta voleva suicidarsi: per strada una vecchietta l’ha guardata e, quasi avesse indovinato le sue intenzioni, le ha detto di non fare ciò che aveva in mente. E lei ha seguito il consiglio. Del trauma del parto. E di alcuni altri episodi.

Chiedo fin dove si spinge nell’”accompagnamento”.

Trecentosessanta gradi. Si va assieme al cliente in spiaggia, si prende il sole, si mangia con lui, si esce la sera e poi ci si va a letto. Mi dice che l’unica cosa che non fa è il sesso anale. «Quello – spiega – lo farei solo con mio marito, se dovessi risposarmi». Per il resto, non ci sono problemi. «Ma sempre con il profilattico», precisa.

Una volta racconta di essersi vestita da crocerossina, con tanto di cappellino bianco, guanti bianchi e camice. Fa: «Per eccitare un cliente, ma mi sono divertita molto».

Guardo la sua borsa. È nera, con la scritta Pink bag e dev’essere senz’altro un regalo italiano. È piuttosto grande e certamente potrebbero esserci dentro stetoscopi e cazzate.

Tereza dice anche che ogni tanto le viene voglia di cambiare vita. Scoppia a ridere e aggiunge di rendersi conto di amare troppo il lusso. Non c'è dubbio che sia sincera.

 

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