|
|
|||||||||||||||||||
|
|
|
||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||
|
|
|
||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||
|
BRASILE |
I LIBRI di M.B. |
||||||||||||||||||
|
SALVADOR
DE BAHIA
«Sorria você está na Bahia»
(Continua 2 ) Maurilio
Barozzi Un mito infranto! Per
loro, per le pirigüetes, gli obiettivi sono di due tipi. Il
primo, di breve periodo. Trattenere
con sé il cliente per tutto il suo periodo di ferie. Lei fa compagnia a lui.
Lui le paga il vitto, l’alloggio (magari con qualche puntatina turistica in
isolotti vicini), le fa qualche regaluccio e scuce la “diaria” che in genere
oscilla tra i cento e i trecento reais. Il
trucco per tenersi ben stretti i clienti me lo spiega un’altra pirigüete,
Marcia, che di anni ne ha 24 ed è tutta contenta perché un cliente-amico le
ha appena pagato due tette al silicone nuove fiammanti. «Per esempio, agli
italiani bisogna innanzitutto dire che fanno l’amore benissimo, che sono dei
grandi amatori. Poi si deve individuare una caratteristica fisica positiva –
tutti ne hanno una, anche i più sfigati – e insistere su quella
continuamente. Così, sentendosi lodati, è facile che si innamorino e stiano
con te per tutto il periodo di vacanza». «Invece
non è vero che gli italiani sono buoni amatori?», chiedo. Sorride.
«Alcuni sì… ma quando voglio fare sesso per davvero vado nel mio paese di
nascita, nell’entroterra. Lì ci sono i bahiani veri: quelli sì che sanno
scopare». Un mito
infranto! Obiettivo
numero due, più impegnativo e a lungo termine: farsi portare in Italia e
convolare a nozze. Come si
può facilmente intuire, qui la strada è più impervia. Oltre ad esercitare con
maestria i trucchi di cui al punto uno, la garota deve dare davvero
l’impressione di amare il turista. E rendersi imprescindibile. In
alcuni casi, comunque, qualcuna riesce nell’operazione. E in alcuni casi tra
questi, le cose funzionano anche bene. I
problemi, spesso, nascono quando la ragazza arriva in Italia. Silvana,
era andata dalle parti degli Abruzzi, per sposare un italiano. Se ne è
ritornata a Bahia, mollandolo come un merlo. Fa: «Quando era qui a Bahia
uscivamo ogni sera, mangiavamo al ristorante; lui beveva spumante; ballavamo
fino a tardi; facevamo l’amore due, tre volte al giorno. Mi aveva detto di
lavorare con le automobili». «E
poi?». «Quando
sono arrivata in Italia, a dicembre, faceva freddo, non uscivamo mai, lui era
sempre a lavorare. Tornava a casa con le mani sporche di unto e si metteva a
guardare la televisione. Chiedevo se uscivamo, mi diceva che non aveva soldi.
All’inizio, almeno, facevamo l’amore. Poi anche quello sempre meno». Eh, già:
la minchia non vuole pensieri, direbbe Sancio Panza. Però chiedo: «Ma lui non
ti aveva spiegato che lavoro faceva?». «Mi
aveva raccontato che lavorava nel campo delle automobili. Ho scoperto solo in
Italia che era meccanico a contratto in un’autofficina. Un giorno era
arrabbiato e mi ha detto che per le ferie in Brasile e per farmi venire qui
aveva risparmiato tutto quello che poteva. L’ho mandato a cagare (ah: le
parolacce, in italiano, le conoscono tutte) e me ne sono tornata qui». A voler
essere pignoli, per le pirigüetes ci sarebbe anche un terzo obiettivo:
quello di farsi spedire soldi dall’Italia. E qualcuno, particolarmente
invaghito, lo fa anche. Ma stiamo entrando in casi da perizia psichiatrica. Motel, gay, pedofilI Sotto la
voce sesso a pagamento ci sono altri due o tre aspetti che vanno valutati. Primo:
la prostituzione di strada, da nightclub o da motel. Beh,
quella è esattamente come quella che si trova in ogni stato del mondo. E le
ragazze che la esercitano non hanno interesse ad avere un cliente per una
settimana. Loro hanno l’obiettivo di fare il più alto numero per sera. Allo
scopo, in Bahia, ci sono un infinità di motel a ore, con tanto di prezzo
pubblicizzato da insegne luminose. Assieme alle virtù delle stanze: specchi,
letti rotondi, aria condizionata, video porno e quelle cazzate lì. In un
pulcioso nightclub, il Phantasy in Praça da Se - frequentato quasi
solo da negri, e con filmini hard proiettati di continuo - ho adocchiato
anche delle docce. Francamente non so bene a cosa possano servire, anche se
posso immaginare… Seconda
faccenda: i gay. Esiste
un fecondo turismo gay, a Bahia. Signori di belle maniere che arrivano qui e
si prendono un giovanotto. Il quale, previo pagamento, li accompagna in tutto
e per tutto. Si chiama garoto de programa. Esattamente come le sue
omologhe femminucce. La
faccenda è notoriamente così, e i gay sono parecchi, ma non sono visti di
buon occhio. Per
dire. Una volta, stipato su un autobus, percorrevo la Orla all’imbrunire. Un
gruppo di ragazzotti ha passato un quarto d’ora buono ad affacciarsi ai
finestrini urlando «bicha!» (frocio) ai – molti – travestiti che
battevano in strada. E, sul bus, tutti a ridere: adulti, donne, vecchi.
Perfino il bigliettaio. Giorni
fa un turista italiano è stato derubato al Pelourinho (il centro storico) da
un occasionale compagno. È andato alla polizia a raccontare il fatto. Lui non
lo presagiva, ma la cosa è finita sui giornali, con tanto di nomi e cognomi
delle persone implicate (qui, la stampa non va molto per il sottile). Risate
grasse. Del
resto, dalla notte dei tempi, il rischio è implicito quando si va a fiutare
le mutande di sconosciuti. Valga ciò che accadde allo scrittore greco
Sofocle, parliamo del 400 a.C. Si appartò con un bel ragazzo che l’aveva
abbordato ma, d’un tratto, il giovanotto scattò in piedi e rubò il lussuoso
mantello allo scrittore, costringendolo a tornare a casa senza. La cosa non
passò inosservata e tutti vennero a sapere dell’inconveniente. Naturalmente,
quello di essere derubati è un rischio che corrono anche coloro i quali vanno
a donne, senza eccezioni. Invece:
molto peggio è andata ad un altro turista italiano di circa sessant’anni che,
verso la fine di febbraio scorso, è stato trovato morto nell’appartamento che
aveva affittato a Barra, quartiere residenziale vicino al centro di Salvador. La
polizia ha pensato ad una comune rapina. Ed ha mantenuto il massimo riserbo
sulla faccenda: se comincia a girare la notizia che si accoppano stranieri in
casa per qualche reais, addio turismo. Quando è invece emerso che il delitto
era maturato nell'ambito di rapporti tra gay, la notizia è subito trapelata,
anche in termini piuttosto beceri, trattata come un affare tra pigliainculo. Così, A
Tarde, il principale giornale di Bahia, ha raccontato la cosa nei
dettagli. Ha spiegato che l’italiano aspettava a casa il ragazzotto di
vent’anni per mangiare assieme una pasta cucinata come si deve. Il brasileiro
ha tardato di un paio d’ore (tra l’altro cosa normale, a Bahia); la pasta si
è scotta e l’italiano si è incazzato. Quando il garoto è arrivato, il
sessantenne gli ha fatto una ramanzina sulla puntualità, il rispetto e tutte
quelle balle lì; poi gli ha detto che non lo avrebbe portato con sé all’isola
di Itaparica (come d’accordo) e che non gli avrebbe nemmeno dato i soldi
pattuiti. Discussione.
Scazzo. Insulti. Il
negretto si calma. Convince il turista a fare altrettanto. Gli chiede di
stendersi a terra, in modo da potergli fare un bel massaggio, rilassante.
Come chiedere a un orso se vuole del miele. Il
sessantenne si sistema a pancia in giù. Il giovanotto gli si siede a cavalcioni
e lo strozza senza tante cerimonie. Poi fila via, dopo avergli preso i soldi. L’hanno
beccato quattro giorni dopo: sua madre neanche sapeva che fosse finocchio. Questo,
al di là della disgrazia, per dire che l’opinione pubblica – se tollera la prostituzione
femminile – non è altrettanto benevola verso quella gay. Come non lo è –
elevato a potenza – nei confronti della pedofilia. Su quella proprio non
scherzano. Sempre
cose di italiani. Sempre
verso fine febbraio. Due
cinquantenni, entrambi artigiani, arrivano a Bahia nel tardo pomeriggio.
Affittano casa in un residence. La sera se ne vanno a fare un giro. Sono
vestiti bene. Spendono e spandono. Hanno in tasca tante banconote da
potercisi pulire anche il culo. Nonostante l'evidente differenza d’età, sono
abbordati – o abbordano – due garotas de programa. Le invitano a casa. Tempo
dieci minuti e piombano lì gli sbirri. Fuori i
documenti, tutti. Le due
ragazze non li hanno. Trasferimento
al posto di polizia. La gente
vede la scena. Qualcuno avvisa i giornalisti. Il
giorno dopo: articolo con foto dei due italiani – arrestati in via preventiva
– e tanto di nome, cognome, età, professione, stato e città di provenienza.
Di entrambi. Alla
televisione bahiana un lungo servizio racconta il fattaccio. La procuratrice
di Salvador che si occupa del caso, in un’intervista, spiega chiaro che il
fenomeno della pedofilia non può essere accettato. Che deve essere debellato.
Che persone come queste – avanti con le foto di entrambi – non sono
assolutamente le benvenute a Bahia, che non potevano far altro che turismo
sessuale se il pomeriggio sono atterrati e già la stessa sera avevano in
camera due minorenni. Poi
salterà fuori che in effetti uno stava con una diciassettenne. Mentre l’altro
– rilasciato il giorno dopo, ma grazie al cazzo – con una di venti. Il
segnale è chiaro: picconiamo in fronte i pedofili. E affanculo le garanzie. Non è
raro vedere in spiaggia poliziotti che si aggirano per i tavolini dei bar a
chiedere documenti alle ragazze sedute con stranieri. O, uguale, anche nei
locali frequentati dai turisti e aperti a tutti. Per evitare il problema,
diverse discoteche richiedono la carta d’identità all'ingresso. E anche in
molti residence il portiere non lascia entrare nessuno senza averlo prima
registrato con gli estremi del documento. (2.
Continua) Pag.
1 | Pag.
2 | Pag.
3 | Pag.
4| Pag.
5 Scrivi
all’autore: mauriliobar@libero.it |
|||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
||||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||